Superare il fair-play
Le espressioni di crisi dello sport di oggi evidenziano che l’azione educativa non possa limitarsi a richiamare alla coscienza dei praticanti astratti valori e principi etici: evidentemente né una generica ideologia pansportiva, né un sempre più disatteso fair play di facciata, possono rivelare all’uomo, attraverso lo sport, il significato ed il fine ultimo della propria esistenza.
Con l’attenzione ai valori più alti dell’esistenza umana, lo sport rivela la dimensione essenziale dell’uomo sia come essere “finito” (sconfitta, infortuni, incapacità di altruismo o ad accettare un verdetto negativo) sia come essere “in-finito”, capace di risorgere in ogni tentativo di superare i propri limiti. Non si tratta in sostanza di aggiungere nuovi contenuti allo sport, ma di evidenziarli e collocarli nella giusta direzione.
Non si tratta tanto di condannare o di sfuggire dallo sport di oggi, dalle sue contraddizioni, dalle sue disperate corse verso l’onnipotenza o l’immortalità, dalla sua schiavitù al denaro. L’uomo è competizione, è vittoria e sconfitta, è tensione alla perfezione e abisso di incertezze e come tale vuole essere accettato, capito, amato. E’ una sfida ambiziosa quella di farsi uno, accettando senza riserve, non tanto con lo sport di oggi, quanto piuttosto con chi lo pratica, contribuendo ad instillare silenziosamente e con pazienza germi di positivo.
Con l’attenzione ai valori più alti dell’esistenza umana, lo sport rivela la dimensione essenziale dell’uomo sia come essere “finito” (sconfitta, infortuni, incapacità di altruismo o ad accettare un verdetto negativo) sia come essere “in-finito”, capace di risorgere in ogni tentativo di superare i propri limiti. Non si tratta in sostanza di aggiungere nuovi contenuti allo sport, ma di evidenziarli e collocarli nella giusta direzione.
Non si tratta tanto di condannare o di sfuggire dallo sport di oggi, dalle sue contraddizioni, dalle sue disperate corse verso l’onnipotenza o l’immortalità, dalla sua schiavitù al denaro. L’uomo è competizione, è vittoria e sconfitta, è tensione alla perfezione e abisso di incertezze e come tale vuole essere accettato, capito, amato. E’ una sfida ambiziosa quella di farsi uno, accettando senza riserve, non tanto con lo sport di oggi, quanto piuttosto con chi lo pratica, contribuendo ad instillare silenziosamente e con pazienza germi di positivo.